martedì 13 settembre 2022

L’ appartamento del silenzio di Gianni Verdoliva - Recensione per Fides edizioni

Ore 18:00 - Tè nero con scorze di Agrumi, zenzero, ribes, mela candita, cardamomo e petali di Girasole.  La prima tazza della stagione è sempre emozionante.


“Ascoltate il silenzio, che vi parla, cogliete le sfumature, seguite il vostro intuito, 
coltivate l’immaginazione”

Una dimora silenziosa, un segreto celato tra le sue mura, tre anime dolci e silenziose da liberare e un nutrito gruppo di personaggi che, volenti o nolenti, si ritrovano a condividere più volte le sue stanze. Ognuno ha una storia da raccontare, un sogno da realizzare e ferite da rimarginare. La casa li accoglie, li sceglie e loro, senza quasi accorgersene, da essa si fanno trasportare. L’incontro, come tutto, appare casuale. Tutto ha inizio quando Beppe Novari acquista l’appartamento grazie all’aiuto di Manuela e Regina, colleghe dell’agenzia immobiliare di Regina, che da tempo cercavano di vendere senza successo. Perché l’appartamento del silenzio, così da loro ribattezzato, non è accogliente per tutti, ma solo per coloro che sanno ascoltare il silenzio. Anime buone e rare, che vivono appieno i sentimenti. L’amore è ad esempio ciò che più di ogni altro guida nelle loro azioni i giovani Stefano e Marcello, fratelli e nipoti devoti del Novari, che si ritrovano quotidianamente a casa dello zio per aiutarlo e raccontarsi. L’amicizia è ciò che allieta le allegre serate tra Beppe, Filippo e Andrea, gli amici di sempre; mentre il coraggio è ciò che in quella casa Gigliola apprende, accolta come governante grazie all’intercessione di Dianora e Silvia. Grazie alla forza di questi sentimenti, insieme saranno capaci di risvegliare l’originario spirito di quella dimora tanto bella quanto misteriosa, e di sconfiggere quello strano tormento che pervade la stanza della musica.

Il romanzo corale di Gianni Verdoliva è intriso di un’atmosfera onirica ben mescolata e dosata con altre componenti presi in prestito da diversi generi letterari. Centrali sono i topoi letterari della casa stregata e delle storie di fantasmi mutuati dal genere horror, ma riconvertiti con un’accezione del tutto diversa, positiva e decisamente non terrifica, grazie agli elementi legati al paranormale. L’appartamento è infatti il luogo di passaggio tra passato e presente; il mondo dei vivi si incontra e convive in maniera pacifica e sinergica con un mondo altro, trascendente e spirituale, fatto di antiche presenze e misteriose apparizioni. Altrettanto marcato il richiamo alla cosiddetta visione celestiale della donna amata, oggetto del desiderio e perfezione immacolata che ispirò i versi più alti dei poeti del Dolce stil novo e dello stesso Dante. Tuttavia, il testo e le descrizioni non appaiono esagerate o stucchevoli, grazie a quelle pennellate di magia e di serendipità ben inserite nelle storie dei protagonisti, utili a dare quel tocco di leggerezza che deve emozionare e stupire il lettore, senza atterrirlo o annoiarlo.

L’organizzazione del racconto è ben strutturata; il lettore è condotto passo passo a entrare nelle atmosfere descritte e nelle vite dei protagonisti che, a mano a mano, affollano la scena. Tanti i temi sociali toccati: la violenza sulle donne, l’identità di genere, la sessualità, l’inclusività, la spirituralità. Al centro della narrazione, tuttavia, non vi sono tanto le azioni dei personaggi, quanto le relazioni e le emozioni da essi provati. Il silenzio è il collante e il custode indiscusso di ogni sentimento; presenza costante e luogo principale della narrazione. In esso il lettore deve imparare ad entrare, grazie ad una scrittura dal ritmo lento, ma cadenzato, a frasi brevi, un lessico studiato e una punteggiatura ben posizionata. È necessario abituarsi al silenzio per sentirlo rieccheggiare tra le pagine di questa storia. Bisogna abituarsi.  Per questo è necessario non aver fretta di leggere, e soprattutto di capire, il finale della storia. Bisogna fidarsi dell’autore, lasciarsi condurre dalla sua penna perché ogni tassello, anche il più piccolo, trova un suo posto chiaro e preciso nel racconto. In questa lettura si fa esperienza di ciò che caratterizza il silenzio: pazienza, calma, fiducia, umilità, tranquillità. 

Per un lettore non abituato a storie di questo genere, l’impatto iniziale può generare smarrimento. In questo senso, anche l’elevato numero di personaggi può in alcuni punti del romanzo generare confusione. Tuttavia, ci si abitua abbastanza facilmente alla lettura grazie alla buona e ben studiata struttura del testo, che aiuta e conforta il lettore ad orientarsi. 

In generale ritengo che il romanzo di Gianni Verdoliva sia una lettura davvero molto piacevole. Le storie e i temi toccati sono molto attuali, ma raccontati in un modo diverso e originale. Ho apprezzato molto  l’atmosfera del racconto e i suoi personaggi, forti e sensibili al tempo stesso. Ho amato l’idea di questa dimora con una sua anima e un oscuro segreto da svelare. 

Tuttavia, ammetto che, amante come sono dei romanzi d’avventura e dei gialli, nonostante una narrazione ben equilibrata, avrei gradito fosse dato uno spazio un po’ più ampio alla risoluzione del mistero. Avrei prolungato volentieri la lettura godendo di un ruolo più attivo dei personaggi nella ricerca degli eventi intercorsi nel passato. Tuttavia, si tratta di un’opinione puramente personale che nulla toglie di per sé alla storia. 

Ho infine molto apprezzato la copertina e il formato quadrato del libro, perfetto da portare in borsa tra un viaggio e l’altro.

Tutti a mio parere dovrebbero poter entrare nell’appartamento del silenzio. Non tutti forse, come avviene nel romanzo, potranno gradirne la compagnia e capirne la profondità d’animo. Il silenzio ai più, infatti, fa paura, perché mette a nudo, impone pazienza, impegno e mostra le debolezze di ognuno, e in un mondo così veloce e frenetico come il nostro accettare tutto questo è sempre più faticoso. Eppure è essenziale per poter ricalibrare il nostro esistere, capire chi siamo e dove stiamo andando, ascoltare i nostri bisogni e i nostri sentimenti. E’ necessario imparare a fare silenzio nel nostro quotidiano e questo romanzo può di certo essere un valido aiuto.

L’Ele


L’appartamento del silenzio, 
Gianni Verdoliva, 2022, 
Fides edizioni
Costo cartaceo: 14,00 euro
Disponibile su Audible



giovedì 11 agosto 2022

Non voglio avere paura - Recensione su richiesta #1

Ore 17:00 - Tisana limone e zenzero (per alleviare anche solo un poco il terribile male che provo alla gola…)

È un sabato di luglio quando vedo il messaggio di Alice. Mi chiede se posso leggere il suo libro per farne una recensione, sincera e onesta. Lo ha editato AmarganTa, ed è stato presentato al pubblico lo scorso agosto. È la prima volta che un autore mi scrive. Prima di decidere le chiedo di inviarmi un po’ di materiale. Non conosco Alice, e vorrei saperne di più sul suo lavoro. Lei gentilmente mi invia la versione digitale del suo romanzo, qualche foto, un breve riassunto e un’intervista. Scopro così che Alice condivide la mie stesse origini emiliane. È nata infatti nei dintorni di Bologna, e la sua storia si ambienta in un paesino della provincia forlivese: Modigliana. Il romanzo è il primo scritto dall’autrice, la quale non pensava di diventare un giorno scrittrice. È il frutto di una legame importante e sentiva il bisogno di condividerlo con carta e penna. Guardo la copertina: un disegno molto semplice, ma che mi piace molto. Una ragazza, un fiore e un paesaggio. Bianco e nero, ma con qualche nota di colore. Penso subito sia un libro per bambini. A questo punto, come sono solita fare per decidermi, leggo le prime righe del testo: 

“Era una bambina dagli occhi chiari, occhi che presto vedranno la guerra…” 

Copertina e inizio insieme mi colpiscono. “Un tema importante per un pubblico giovane!”, penso. Rifletto ancora un attimo e poi tra me e me dico “Perché no?!”. Prendo il cellulare e rispondo ad Alice. Accetto la sua proposta.

“Non voglio avere paura” di Alice Venturoli, è la storia di una bambina di undici anni di nome Maria, nata  l’8 luglio 1933. Maria è una bambina felice, ma i tempi sono difficili, e anche se le piace la scuola, non le dispiace non andarci più per poter aiutare con il lavoro papà Luigi, affaticato dalla malattia. Ama la sua famiglia composta da mamma, papà e i suoi sette fratelli e le piace stare all’aria aperta. Ciò che turba la piccola è quello che accade in cielo. È infatti il 1944 e il territorio di Modigliana è una zona sensibile poiché di confine. Un giorno quel cielo cambierà radicalmente la quotidianità di Maria. Lei e la sua famiglia saranno costretti a fare delle scelte e ad affrontare difficili prove. Eppure, anche quando tutto fa paura, i buoni sentimenti possono essere la chiave per ritrovare il coraggio di sorridere…

“C’era una volta una bambina di undici anni di nome Maria…” Questo sarebbe idealmente potuto essere un incipit perfetto per la storia raccontata in questo romanzo. Tutto nel testo infatti richiama lo schema della favola. In primo luogo la struttura composta da: una situazione iniziale, lo sconvolgimento della normalità e il ritorno ad un equilibrio. Il linguaggio anche: è semplice e didattico, sebbene a tratti un po’ ingenuo. Si capisce che l’autrice è un’esordiente. I periodi sono brevi e diretti. Abbondante l’uso degli aggettivi, mentre i tecnicismi vengono spiegati a piè di pagina, seppur non sempre con costanza. Anche i personaggi sono descritti con caratteristiche che ricordano alcuni intramontabili cliché che forse si poteva provare a superare (la giovane Maria ad esempio mi ha richiamato un po’ troppo alla memoria la piccola fiammiferaia o l’intramontabile Heidi!!). Non manca infine la morale finale, tipica delle favole, ma che è certamente ciò che più ho amato di questo romanzo. Il finale e la riflessione che da esso scaturisce è infatti ciò che dà un senso più profondo alla storia. Perché la guerra, purtroppo, non è una favola, ma una realtà che ha toccato e che ci tocca ancora da vicino! Ecco perché giustamente non si sceglie  un “C’era una volta” come inizio. Perché la guerra c’è stata eccome tra i campi e le montagne forlivesi ed è giusto e bene ricordarselo!

Un periodo buio, ma ricco di storie di grandi e piccoli che aspettano solo di essere raccolte e fissate su carta; raccontate e tramandate alle generazioni più giovani. Non sono e non devono essere solo storie di paura, o di angoscia, ma avventure ricche di coraggio, speranza, forza di volontà e amore. Storie di uomini, donne e bambini che insegnino a vedere la luce oltre il buio, a non avere paura se non della paura stessa; a non arrendersi all’evidenza e a sperare sempre in un domani migliore, nonostante il male, nonostante il dolore, nonostante la desolazione e la morte.

Tutto ciò viene racchiuso in questo breve romanzo, che non è dunque semplicemente una favola. Esso è insieme anche romanzo di formazione, storico e testimonianza. È una storia semplice, ma non banale. Un racconto breve e toccante che smuove con gentilezza corde emozionali belle e profonde. Non è un racconto che sconvolge, o angoscia. È una storia che insegna ai più giovani, e ricorda ai grandi che li seguono, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, a far spazio alle emozioni positive e a dar voce alla speranza. È una storia che alla fine insegna “a non aver paura”, nonostante tutto.

Trovo dunque questo romanzo perfetto da leggere a casa in famiglia, negli asili o tra i banchi di scuola. Questa storia, grazie anche ai disegni che la accompagnano (assolutamente azzeccati!), credo possa essere davvero un ottimo strumento per avvicinare i più piccoli a tematiche così difficili, ma fondamentali. Poiché il passato, anche quello più scomodo, ha sempre qualcosa da insegnare al nostro presente, e come Alice Vignoli ci ricorda con il suo lavoro, può avere il profumo di un pomeriggio tra i campi, il colore del cielo del mattino, il sapore della cioccolata calda e l’odore di una nonna e di un nonno che raccontano davanti al camino ciò che è stato ed è bene non vada dimenticato, oggi come allora.

Un libro perfetto da avere tra le mani a… L’ora del Té

L’Ele


Non voglio avere paura, Alice Vignoli
2021, AmarganTa edizioni.
Illustrazioni di Antonella Loschi.
Costo cartaceo: 10, 97 euro



 

domenica 17 luglio 2022

Libri consigliati - L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zàfon (recensione)

Ore 17:00 - Té verde e qualche goccia di limone. Molto rinfrescante.

Ricordo ancora il momento in cui mi fu consigliato di leggere L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón. Eravamo seduti ad un pizzeria io, mio marito e un paio di amici. Parlavamo di romanzi, cercando di elencare, a mo’ di gioco, quelli tra i più famosi in cui ricorreva il topos letterario della Biblioteca, molto amato dalla sottoscritta. Fu allora che, tra i tanti, venne nominato L’ombra del vento. 
Era un titolo che non conoscevo, ma che mi aveva incuriosita. Feci alcune domande sulla trama e sul suo autore. Ero l’unica a quel tavolo a non averlo letto. D’altra parte non ho mai avuto occasione di leggere autori spagnoli. 

«E’ un libro veramente meraviglioso!» esclama entusiasta la mia amica I. «Già dalle prime righe se ne viene rapiti. La storia è ambientata nella Barcellona tra il 1945 e il 1966. Tutto parte da una biblioteca: il Cimitero dei Libri Dimenticati. Un luogo della memoria culturale in cui i libri di tutto il mondo e di tutte le epoche sono custoditi e protetti. Lì il protagonista, un ragazzo di undici anni di nome Daniel Sempere, trova un romanzo intitolato “L’ombra del vento”, scritto da un certo Julian Carax. Il libro è al centro del romanzo ed è fondamentale per lo svolgimento di tutta la storia».
«Inoltre è scritto benissimo, ed ha avuto un grande successo» prosegue il mio amico A. «Per chi ama i libri e passare molto tempo nelle biblioteche come te, è assolutamente perfetto», conclude mio marito. «Sembra in effetti molto interessante!» commento. «Vedrò quanto prima di procurarmene una copia in libreria!». «Non ce n’é bisogno» esclama ancora mio marito. «Se vuoi iniziarlo è a casa, sullo scaffale della libreria in sala. Ci sono tutti i libri di Zafón! Li ho letti anni fa. L’ombra del vento però è il più bello. Dovresti proprio leggerlo!». Rimango un attimo sgomenta. Io ne ignoravo assolutamente l’esistenza. Lo guardo e con un fare sarcastico esclamo: «Ah bene, c’è altro che dovrei sapere di possedere? Non vorrei aprire un armadio in casa e per caso scoprirci uno scheletro di chissà chi. Visto il nostro mestiere di archeologi potrebbe succedere!». E iniziamo a ridere.

Così in un pomeriggio come tanti di questa primavera, seguo il consiglio e dallo scaffale più alto della libreria prendo L’ombra del vento. Inizio la lettura e ne sono subito catturata. Capisco che questo romanzo non solo è perfetto per me, ma è una di quelle storie dalla quale mi dispiacerà staccarmi una volta terminato. E così è stato.

L’opera prima di Zafón non è infatti un semplice romanzo di formazione a tema libresco. Esso è insieme un romanzo storico, d’avventura, un giallo, un thriller e una storia d’amore, amalgamati tra loro in maniera esemplare all’interno di una trama sapientemente studiata e spiegata pagina dopo pagina.
Daniel Sempere lungo il suo percorso di crescita da ragazzo a giovane adulto, tenta di ricostruire la vita di Julian Carax, la cui esistenza è attorniata da un fitto velo di mistero. Ignote sono le circostanze e le motivazioni della sua morte, così come singolare è la presenza dell’inquietante figura di un “uomo senza volto” che vuole dare alle fiamme tutti i suoi romanzi. Aiutato dall’amico Fermìn, Daniel scoprirà le verità nascoste di Julian Carax: l’infanzia, le amicizie, i suoi amori, le sue disgrazie, la morte. Al contempo, gli eventi dell’uno influenzeranno quelli dell’altro, intrecciandosi per creare un legame indissolubile.
Come in puzzle, ogni pezzo di questa straordinaria ricerca andrà al suo posto, regalando al lettore momenti di tensione, di orrore e di azione molto belli e intensi.

Il tutto è narrato attraverso un linguaggio concreto, ma fortemente evocativo, semplice, ma con una sfumatura poetica, resa meravigliosamente nella versione italiana. 
E’ una scrittura per immagini che coinvolge tutti i sensi. Luoghi, azioni e personaggi prendono immediatamente forma nella mente, per un’esperienza di lettura molto immersiva; molto godibile anche tramite Audible! Forse solo la Rowling si avvicina a qualcosa di simile, ma non con la medesima carica poetica.

Molte sono le frasi che sgomentano per la loro bellezza e illuminante verità, appoggiate lì, in mezzo alle altre. 

Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto, e di chi ha sognato grazie a esso.

Ciò che L’ombra del vento ha saputo regalarmi può essere spiegato forse solo con le parole dello stesso Zafón:

Quel pomeriggio, […] mi rifugiai in camera mia per fare conoscenza col nuovo amico. In men che non si dica, la storia mi catturò. […] Il racconto di quella ricerca si trasformava in una ricerca fantasmagorica. La struttura del romanzo mi ricordava una di quelle bambole russe che racchiudono innnumerevoli miniature di se stesse; la narrazione si frammentava in mille storie, come se il racconto fosse entrato in una galleria di specchi e si fosse scisso in decine di riflessi, pur mantenendo la sua unità. Il tempo scivolò via come un sogno. […] Pagina dopo pagina, mi lasciai trascinare in un turbine di emozioni sconosciute,  Mi abbandonai a quell’incantesimo fin quando […] i miei occhi affaticati si posarono sull’ultima pagina.

Se mi fosse concesso un superpotere, credo che chiederei questo: saper scrivere come Carlos Ruiz Zafón!

Auguro a tutti la fortuna di imbattersi in questo libro.
Uno dei migliori che mi siano mai stati consigliati. 

Buona lettura cari amici,
Vi aspetto presto in questo piccolo angolo di sogno e tranquillità, fatto di libri e storie profumate dall’aroma di una fumante tazza di Té.

L’Ele



L’ombra del vento, Carlos Ruiz Zafon
2004, I edizione Mondadori
Costo cartaceo: 12,00 euro
Costo ebook: 11, 53 euro
Disponibile su Audible. 


mercoledì 6 luglio 2022

Romanzi "Stregati" - Due vite di Emanuele Trevi (recensione)

 Ore 18:00 - Thé freddo alla pesca, accompagnato da una fetta di un sugoso e rinfrescante cocomero!

In attesa dell’ormai imminente proclamazione del vincitore del premio Strega 2022, nella splendida cornice del Museo Etrusco di Villa Giulia, vi lascio una mia breve riflessione su Due vite, romanzo “stregato” nel 2021.

In questa fatica letteraria Emanuele Trevi racconta la storia di Rocco Carbone e Pia Pera, Due Vite accomunate dall'intima amicizia reciproca e con l'autore, dall'amore per la parola e i suoi molteplici usi, e dall'esperienza della morte. Di loro lo scrittore offre un ritratto sincero e onesto, privo di quel melanconico velo che spesso stendiamo su coloro che ci lasciano, e che dunque rendiamo ideali, perfetti, quasi "inumani". Di Rocco Carbone e Pia Piera Emanuele, Trevi vuole invece lasciare ai posteri un'immagine il più possibile reale e veritiera, sebbene inevitabilmente filtrata dalla sua esperienza.

L'opera non vuole infatti essere una fedele biografia, ma intende rendere omaggio a due amici, raccontando di essi le aspirazioni e i dolori, i sogni e le azioni, gli errori, ma anche e soprattutto le contraddizioni che invadevano le loro anime, complesse e incoerenti e proprio per questo vere! Il carattere spigoloso e complesso di Rocco, il suo straordinario acume, la sua ostinatezza nel lavoro di scrittore, ma anche le sue paure; la dolcezza e l'ingenuità di Pia, i suoi lavori di traduttrice, la sua straordinaria bontà e la sua costante capacità di incappare in rapporti difficili e per certi versi distruttivi. 

L'autore approfondisce anche il rapporto che intercorreva tra i tre, e quello che intratteneva con ciascuno di loro. Riviviamo con lui i momenti belli e spensiarati, insieme ai più difficili, soprattutto con Rocco. Vi è un esame di coscienza a ritroso: le parole non dette, le inevitabili incomprensioni e gli allontanamenti, riconoscendo alcuni errori, senza tuttavia mai giudicare o giudicarsi.

La scrittura è per questo volutamente priva di fronzoli, diretta e condotta a fornire al lettore un quadro quanto mai reale della complessità di queste vite. Ogni parola è per questo "pesata", misurata. Nulla è lasciato al caso. Lo stile in alcuni passaggi è filosofico, forbito e criptico laddove l'autore riflette e ricerca tra i ricordi il significato più profondo dell'agire o dell'essere dei due amici; più gergale, semplice e appassionato quando si rivivono le discussioni, gli eventi e i momenti di vita vissuti insieme. Nella lettura balza all’occhio l’uso preponderante, e a tratti “prepotente” della similitudine. La scorrevolezza del testo non ne gode; eppure quale altro modo ha lo scrittore per far comprendere a noi lettori l’inafferrabile e l’intangibile, se non cercando costantemente di trovare immagini e paragoni che ci permettano di rievocarlo? 

Due Vite è per questo un romanzo bello, ma filosofico e colto. Per questo motivo può non incontrare i  gusti di tutti e non è possibile leggerlo tutto d’un fiato. 
È necessario avvicinarsi a questa lettura con impegno, attenzione e garbo. I lettori come muti spettatori assistono non al semplice ricordo di due amici, ma ad un percorso di meditazione e accettazione dello scrittore che,  grazie a questa opera, attraversa il dolore di una perdita.
Personalmente trovo che gli ultimi capitoli siano in assoluto i più belli, perché impregnati di un sentimento di amore profondo e riflessioni sull’ineludibile commoventi che non lasciano indifferenti. Un romanzo che in poche pagine sa insegnare ed emozionare. 
Personalmente non credo possa esserci regalo più bello di quello fatto da Emanuele Trevi a Rocco Carbone e Pia Pera con questo romanzo: rendere eterna la loro umanità.

E ora non ci resta che aspettare il prossimo vincitore… I candidati quest’anno sono ben 7! 
Io ho già dato un occhiata ad alcuni titoli e le possibilità non sono niente male. Sono davvero molto curiosa… E voi cosa ne pensate? 

Scrivetemelo nei commenti!
Nel frattempo vi saluto e vi aspetto alla prossima recensione, sempre con una tazza di té in mano!


Due Vite, Emanuele Trevi, 2021
Neri Pozza editore
Costo cartaceo: 15,00 € 
Costo eBook: 7,99 €
Disponibile su Audible















lunedì 14 febbraio 2022

Paris in love… - Gli ingredienti segreti dell’amore di Nicholas Barrau (Recensione)

 Ore 17:04 - Tè al limone. Una fragranza intramontabile!

Dopo un lungo, ma necessario, periodo di pausa ritorno alle mie amate letture e recensioni sul blog. E visto il periodo di Febbraio e la giornata di San Valentino, non potevo non scegliere di recensire una storia d’amore. Pertanto… et voilà!

Romanticismo, cucina, letteratura, bugie, illusioni, amicizia, scoperte… per Nicolas Barreau sono questi alcuni degli Ingredienti dell’amore presentati e conditi dall’autore nell’omonimo romanzo, edito in Italia da Feltrinelli. Attraverso i locali, culinari e letterari, di una Parigi inedita, ma quanto mai vera, lo scrittore propone il racconto di una favola moderna, in cui si fondono due mondi, quelli della cucina e della letteratura. Tutto ha inizio in una serata triste e uggiosa, quando la giovane Aurelié, chef del Le temp des Cerises, piccolo locale in rue Princesse, ereditato dal padre, inizia la lettura del romanzo “Il sorriso delle donne”, acquistato per un caso fortuito e del tutto inaspettato in un libreria. La lettura diviene subito appassionata. Aurelie si identifica molto nella protagonista del romanzo e quando scopre che le vicende narrate hanno come luogo proprio Le temps de Cerises, è emozionata e incredula. Sicura che le coincidenze non esistano e che l’autore, l’inglese Robert Miller, sia davvero entrato nel suo locale, Aurelie è decisa a rintracciarlo per ringraziarlo e approfondire la sua conoscenza. Ma l’impresa risulta più difficoltosa del previsto. L’autore non pare infatti lasciare alcuna traccia di sè e ancor più misterioso appare il suo editor francese, l’intraprendente André, l’unico che pare avere un contatto diretto con l’autore. Il giovane tuttavia, affascinato dalla bella chef, cerca più volte di dissuaderla dal suo intento e sembra celare un segreto inconfessabile riguardante il romanziere inglese.  In questo gioco di segreti, gustose ricette e piccoli inganni, c’è spazio per un amore molto dolce e inaspettato, tutto da scoprire.

Ciò che ho molto apprezzato del racconto è la cura nel raccontare i luoghi di Parigi, lontana dai soliti cliché. In Gli ingredienti dell’amore di Nicholas Barreau, così come in altri romanzi dello stesso autore, Parigi, i suoi locali, e soprattutto la cultura culinaria francese, sono invece parte integrante della storia e senza di essi la trama non risulterebbe altrettanto efficace. Non vi è altro luogo in cui la chef Aurelie e l’editor André potevano incontrarsi, un piacevole incontro sospeso tra cucina e letteratura. 

Una storia perfetta con la quale festeggiare San Valentino. E per chi avesse già letto e apprezzato il romanzo consiglio ovviamente la lettura dell’ultimo libro di Nicolas Barreau: Il tempo delle ciliegie, in cui l’autore, dopo dieci anni, prosegue le vicende di André e Aurelie. Io lo inizierò proprio in questi giorni e sono molto curiosa di vedere come è proseguita la loro storia.

E voi per quale lettura opterete questo San Valentino? Avete già letto qualche romanzo dell’autore? Scrivetemelo nei commenti!

Io vi aspetto alla prossima recensione, sempre con una tazza di té in mano!


Gli ingredienti segreti dell’amore, di Nicolas Barreau
Universale economica Feltrinelli, editore. 2010.
Costo cartaceo: 8,50 euro
Costo ebook: 3,49 euro


Il tempo delle ciliegie di Nicolas Barreau
Feltrinelli, editore, 2021.
Costo cartaceo: 17,00 euro
Costo ebook: 11,99 euro











lunedì 4 ottobre 2021

Libri in “serie” - Cave Canem. Un’indagine di Publio Aurelio Stazio, l’investigatore dell’antica Roma. (recensione)

Ore 17:30 Tè mora e lampone - candela pumpkin spice (che meraviglia!)

Roma, 19 d.C.
Un giovane romano, appartenente ad una stimata e importante familia di Roma, nella sua domus (la casa padronale) risolve un caso di furto tra i suoi servi. Si guadagna così rispetto e autorità, e poco dopo, ironia della sorte, viene chiamato a diventare senatore, al posto del padre morente. 
Così inizia la carriera del senatore-detective Publio Aurelio Stazio, patrizio che diverrà in breve tempo uno dei più importanti e influenti uomini di Roma.
Intelligente e colto, amante della giustizia e delle belle donne, venticinque anni dopo, il senatore si ritrova ad affrontare un nuovo enigma.
Aurelio, invitato dall’amico Gneo Plauzio, un plebeo arricchito, nella sua villa a Baia per fare da testimone alla stesura di un nuovo testamento, poco dopo il suo arrivo, è messo al corrente della misteriosa morte di Plauzio Attico, figlio di Gneo, ritrovato morto in casa, nella vasca delle murene. Un secondo omicidio colpisce nuovamente la famiglia dei Plauzi e su di essi il patrizio scopre che incombe un’oscura maledizione; ma Aurelio, epicureo convinto, non crede al fato e alle superstizioni e intende trovare la ragione di questi omicidi. 
Accompagnato dall’immancabile Castore, schiavo di origine grecanica, furbo e irriverente, ma fidato, Publio Aurelio Stazio inizia così un’indagine suoi trascorsi dei familiari di Gneo e della sua servitù, tra le mura domestiche della grande villa romana, dove spesso all’ingresso, è possibile leggere il tradizionale monito: Cave Canem (“Attenti al cane”).

Cave Canem, è il primo libro della serie di gialli-storici con protagonista il senatore Publio Aurelio Stazio, ideati da Danila Comastri Montanari, edito da Oscar Mondadori.

Ambientare un romanzo durante il periodo dell’antica Roma, non è di per sé una novità. Tanti autori si cimentano in questa esperienza, ma non tutti, secondo il mio modesto parere di archeologa e lettrice, riescono a confezionare un storia credibile e apprezzabile.
Pochissimi autori infatti sono in grado ad approfondire e gestire la materia storico-archeologica in maniera appropriata, senza troppe ridondanze o errori grossolani, non solo per realizzare una trama efficace nella successione degli eventi, ma sopratutto per caratterizzare e creare personaggi interessanti e verosimili.
In questo senso Danila Comastri Montanari è stata particolarmente abile nel catturare quelli che dovettero essere i tratti distintivi di un abitante del mondo romano (sia esso uomo, donna, libero o schiavo), originario di Roma o di un’altra località, come ad esempio la Grecia antica.
Il modo di pensare, di agire dei personaggi (per lo più inventati ad eccezione del protagonista e dei personaggi ai vertici del potere politico dell’epoca), i loro valori e le conoscenze espresse nei dialoghi, risultano assolutamente verosimili e ben sintetizzano ciò che conosciamo di quel mondo nel momento storico prescelto, ovvero la prima età imperiale (I secolo d.C.).

Allo stesso modo molta attenzione nel romanzo è posta alla descrizione di luoghi e monumenti, che richiamano siti ed aree archeologiche esistenti, ricostruite sulla base degli studi attuali in maniera accurata dalla penna dell’autrice. 
Il grande studio e precisione di questi aspetti storico-archeologici, è visibile anche nel linguaggio utilizzato, semplice, ma ricco anche di termini latini e tecnicismi, in buona parte usati in maniera appropriata e prontamente spiegati nei dialoghi grazie alla presenza di personaggi “esperti” in una determinato aspetto della società dell’epoca.
Molti i richiami alla mitologia e alla filosofia, oltre che alla legislatura antica e alla società in genere, dettagli che denotano l’incredibile impegno dell’autrice nel restituire una storia, e per di più un giallo che possa essere accattivante per un lettore moderno, sebbene calato nei valori di un’epoca e una società così lontana e di non immediata comprensione. Fondamentali in questo senso per la corretta comprensione del contesto e della trama, sono la presenza di una mappa, di un glossario e l’elenco dei personaggi principali all’inizio del romanzo.

Il carattere di molti personaggi, in particolare del servo Castore, risulta in qualche caso “caricaturale”, esagerando di essi alcune doti rispetto ad altre. Se tale aspetto per molti può forse risultare criticabile, poiché non porta alla creazione di personaggi “a tutto tondo”,  reputo tuttavia sia stata una scelta vincente. L’autrice in questo modo attinge infatti alla tradizione della maschera del teatro antico e alla cosiddetta commedia dell’equivoco, preponderante nelle commedie antiche di Plauto e Terenzio e ben presenti anche nel teatro moderno. Le storie nella serie della Comastri Montanari seguono un carattere filologico chiaro e i suoi personaggi risultano così piacevoli e comprensibili per un pubblico più vasto. Il mood del romanzo risulta al contempo più comico e più vicino alla commedia rispetto al dramma.
Alle storie del mondo classico, si aggiungono infine le dinamiche più note del romanzo giallo d’autore, creando un mix originale nel suo genere, seppur a tratti semplice e scolastico.

Consiglio questo romanzo a tutti gli amanti dei gialli alla “Agatha Christie”, delle commedie teatrali, di Roma e dell’antichità classica. Sia che siate degli “addetti ai lavori” o semplicemente non vi perdiate nemmeno una puntata dei programma degli Angela, Piero e Alberto, questa avventura fa al caso vostro!
In Cave Canem troverete un perfetto mix delle vostre passioni! Potrete inoltre imparare e/o mettere alla prove le vostre conoscenze, andando alla ricerca di immagini o nozioni apprese nei musei, o dalle parole di archeologi o storici.

Per il carattere fortemente didattico del romanzo rispetto al contesto storico presentato, credo che il testo possa essere inoltre una lettura utile e preziosa per gli insegnanti e i ragazzi delle scuole. Il libro contiene infatti moltissimi spunti su cui impostare lezioni o approfondimenti, unita al piacere di un lettura non troppo impegnativa e piacevole per tutti. Il romanzo può infatti essere letto senza troppe difficoltà sia da appassionati ed esperti della Romanità, sia dai neofiti della materia.

E voi avete mai letto uno dei casi risolti dall’investigatore dell’antica Roma ?
Se sì quale e cosa ne pensate?

Aspetto i vostri commenti.
Nel frattempo mi rituffo sul divano, con un altro libro aperto e fra le mani la mia solita tazza fumante,
nell’ora del giorno che preferisco: L’ora del té,

L’Ele

Cave Canem, di Danila Comastri Montanari
Oscar Mondadori, editore. 1999.
Costo cartaceo: 12,00 euro
Costo ebook: 6,99 euro





Pompei (parco archeologico), domus del Poeta Tragico. Pavimento a mosaico riportante la locuzione latina Cave Canem (I sec. d. C.), presa a ispirazione per il giallo storico di Danila Comastri Montanari. 





mercoledì 15 settembre 2021

Libri incontrati per caso - Un'estate con la Strega dell'Ovest (recensione)

Ore 17:00 - Tè Limone e Zenzero
Ottimo per la digestione, pizzichino quanto basta. 


Talvolta succede di incontrare un libro quasi per caso, e di non lasciarlo mai più. Non lo stavi cercando, né pensavi di volerlo sfogliare, finché, per un motivo o per l'altro te lo ritrovi tra le mani. Lo apri, inizi a leggerlo e non smetti finché non lo finisci, in un solo giorno.
E' ciò che mi è successo con Un'estate con la Strega dell'Ovest, uscito dalla penna di Kaho Naschiki.

E' la storia di Mai, una giovane tredicenne affetta da asma cronica e di sua nonna, La strega dell'Ovest, come la chiama affettuosamente la mamma di Mai. 
La scuola sta per ricominciare, ma Mai è decisa a non farvi ritorno, quel posto non fa per lei. Per aiutarla, la nonna, una donna inglese trasferitasi in Giappone per amore, accoglie la piccola nella sua casa di campagna su richiesta della madre, preoccupata per la figlia. In questo tempo la nonna rivela alla nipote di essere davvero una strega e di averne a sua volta ereditato le doti dalla madre. Per tale ragione offre a Mai di addestrarla, affinché la ragazza possa conoscere ed esprimere anche lei il suo potere. In un'atmosfera magica e senza tempo, inizia così un'avventura fatta di gesti semplici e ripetitivi nella campagna giapponese, durante i quali Mai scopre la bellezza del vivere al ritmo della natura e il piacere di una vita fatta di piccole cose. Impara il significato del lavoro e del riposo, della scelta, della scoperta, del silenzio, dell'attesa e del perdono. Impara che la vita è ricchezza e, per questo, va vissuta in pienezza e con un pizzico di magia.

In poche pagine si condensano temi importanti come l'amore, la fragilità, la paura, il tempo, la morte, alternati a momenti di vita toccanti e poetici. Nulla è scontato. Ogni dialogo, ogni descrizione e situazione sono pensati e studiati dall'autrice per arrivare alla conclusione del romanzo.
Le parole sono soppesate e delicatamente appoggiate così da poter essere assaporate. Il racconto invita il lettore a pensare, a riflettere, senza la pretesa di insegnare né di giudicare. Difficile non emozionarsi.
Un libro davvero bellissimo, da avere nella propria libreria. Uno dei rari esempi in cui si comprende come per scrivere una bella storia non servano fiumi di inchiostro, ma passione, tempo e consapevolezza.

Consiglio questo breve romanzo di formazione davvero a tutti. Agli adulti impegnati nella frenesia della vita e del lavoro, ai giovani che faticano nel costruirsi un futuro o a mantenerlo, e ai giovanissimi che hanno ancora tutta la loro storia da scrivere e sono pieni di magia e di sogni.
Questo libro è per tutti, perché tutti prima o poi abbiamo avuto, o avremo, paura di affrontare i problemi, saremo fragili e faticheremo a trovare un posto nel mondo.
Tuttavia ognuno di noi ha in sé un enorme potenziale da esprimere. Serve solo il coraggio di guardarlo e la forza di intraprenderlo, senza paura, chiedendo aiuto a chi la strada l'ha percorsa. La magia esiste in ognuno di noi, se si impara a vederla.

«Per ottenere le cose che per te hanno più valore, quelle che desideri di più, può darsi che tu debba superare le prove più difficili.»

E voi, avete mai avuto una guida, una Strega dell'Ovest che vi aiutasse in un momento di difficoltà nel percorso della vostra vita? O siete stati voi una volta la Strega dell'Ovest per qualcuno?
Scrivetelo nei commenti. Non vedo l'ora di leggervi.

Un saluto e al prossimo momento di tranquillità,
sempre qui, a L'ora del Té.

L'Ele




Feltrinelli editore, 2019
costo cartaceo: 12,00 € 
costo ebook: 6,99 €